February 19, 2016

Avete mai pensato a come la digitalizzazione abbia influenzato il lavoro dei giornalisti professionisti?  Quanto è cambiato il giornalismo in questi ultimi anni? Grazie ad internet e ai nuovi strumenti tecnologici abbiamo assistito ad una vera e propria rivoluzione: nel modo in cui le notizie vengono trovate, scritte e anche nel modo in cui vengono distribuite.

È nata una nuova forma di giornalismo: comunemente chiamato il citizen journalism o giornalismo partecipativo. Al giorno d’oggi, infatti, chiunque ha la possibilità di scrivere articoli e pubblicarli. Grazie ad un semplice smartphone chiunque è in grado di condividere con il mondo avvenimenti importanti di cui è testimone diretto o indiretto. Allo stesso tempo, non sempre i giornalisti riescono ad essere nel posto giusto al momento giusto.  

Il fatto che le istituzioni tradizionali non abbiano più il controllo dei canali di informazione ha delle enormi conseguenze sulla qualità delle notizie. Internet è una piattaforma poco regolata ed è molto facile che articoli e storie non vere circolino in rete. Il giornalismo partecipativo costituisce anche una minaccia per il mainstream media ed è quindi molto importante per i giornalisti tradizionali integrare internet ed in particolare i social nel loro lavoro.   

Rispetto a qualche anno fa, oggi è estremamente facile trovare giornalisti che commentino eventi sportivi o mediatici su twitter oppure sul loro profilo facebook. La maggior parte di questi solitamente scrive anche su un blog, il cui uso è prettamente finalizzato al condividere con il pubblico opinioni personali, dando origine a conversazioni non più a senso unico. Questo è, infatti, uno degli innumerevoli vantaggi dei social media: una conversazione orizzontale con i propri lettori. 

Non tutti i giornalisti hanno però abbracciato la digitalizzazione, e, soprattutto in Italia, c’è ancora una larga percentuale di professionisti che lavorano esclusivamente su carta

Giornalismo, Italia VS Regno Unito

Uno studio – realizzato da Agnes Gulyas della Canterbury Christ Church University – dimostra come i giornalisti anglosassoni siano molto più propensi alla condivisione sui social dei colleghi in Italia. I canali di informazione tradizionali nel Regno Unito sono al passo con le tecnologie e hanno iniziato ad integrare i social media nel loro lavoro già da qualche anno. Circa la metà della popolazione britannica infatti legge le notizie sul proprio cellulare e le elezioni generali nel 2015 hanno dimostrato l’importanza raggiunta dal giornalismo mobile in questi ultimi anni. Istituzioni come la BBC, The Guardian e Sky aggiornavano in tempo reale le loro applicazioni ed mentre i reporter in giro per l’Inghilterra intervistavano politici  ed opinion leader sull’Iphone per poi inviare le versioni già completamente editate sui propri cellulari  ai loro direttori.   

Nick Garnett, corrispondente della BBC ha detto: “Il giornalismo mobile ed i social media stanno cambiando completamente l’industria dell’informazione e non solo le elezioni. Non c’è niente di più grande dello sviluppo degli smartphone e sarebbe davvero insensato per un giornalista non sfruttarne gli innumerevoli vantaggi”.  

In conclusione, per un giornalista di oggi è impensabile incarnare lo stereotipo di scettico rifiutatore della tecnologia.  Questo non significa che i canali di informazione tradizionali debbano essere dimenticati o messi in secondo piano ma è fondamentale riconoscere il potere dei social media ed integrarli questi ultimi nel proprio lavoro in modo da promuovere una comunicazione globale e trasversale.